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LIBRO DECIMOQUARTO | 59 |
saccheggiarono il regno, e gli schiavi la casa, come lor preda. Boudicea sua moglie fu bastonata, le figliuole sforzate, i principali Iceni (come il lascio comprendesse tutto ’l paese) spogliati de’ lor beni antichi; i parenti del Re messi tra gli schiavi. Por questi oltraggi, e paura di peggio (essendo divenuti come vassalli), danno all’arme; fanno ribellar i Trinobanti; altri non usati a servire congiurano di ripigliare la libertà, odiando a morte i veterani, messi ultimamente nella colonia dì Camaloduno, che li cacciavan di casa e de’ poderi, dicendoli lor prigioni e schiavi, e amavano i soldati la loro insolenza, per la somiglianza de’ costumi e speranza della medesima licenza. Avevano anche in sugli occhi il tempio a Claudio fatto per arra d’eterna servitù: e i sacerdoti, sotto spezie di religione, si divoravano tutte le facoltadi. Ne pareva molta fatica abbattere quella colonia niente fortificata, per aver più atteso i nostri capitani a farla amena che utile.
XXXII. La statua della Vittoria, cadutavi senza veder cagione con le spalle voltate, quasi cèdesse ai nimici; donne infuriate che gridavano, finimondo; fremiti forestieri uditi nel lor senato; rimbombi di urla nel teatro; un’ombra apparita nel fiume Tamigi; figure di corpi umani lasciatevi dal reflusso, e già l’Oceano, che parea sanguinoso, tutti eran segni che la colonia era spacciata, e davano speranza a’ Britanni e spavento a’ coloni; i quali, perchè Svetonio era lontano, chiederon soccorso a Cato Deciano procuratore. Mandò loro non più che dugento e male armati; eranvi pochi soldati, avendo fede che quel tempio si difenderebbe. In corpo avevano congiurati occulti che guastavano i lor consigli; e non avendo