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capitolo xv. 145

segno di ellera rossa, di cui Comaz soleva farsi cintura di molti doppi alla vita.1 Abbrancatosi a questa potè finalmente superare lo stecconato, e come fu a terra dalla parte di là, disse con un sospiro: «Averci pensato fin da principio, non si sarebbe durata tanta fatica. Di qui vedo, che non si diventa neppur ladro alla bella prima.»

In queste riflessioni salendo al piano superiore, si vide venire incontro Comaz, che tutta accorata incominciò subito: «Ah! io non aveva più speranza di rivedervi, io mi sento morire. Stando le cose nei termini che avete sentito della zia Ofana, io non posso neppur pensare a quel che sarebbe di me, se

  1. Nel testo, nuovi giuochi di parole e di metafore fra cintura, edera avvitticchiata, pino (maz) e Co-màz.

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