Pagina:Tarchetti - Disjecta, 1879.djvu/42

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6 disjecta.



II.

Che felice non fosti! È questo ingrato
Rimembrar che la mia vita addolora,
È il rimembrar che de’ tuoi cari il fato
Non allieti la tua fredda dimora;

     Ma dimmi, per le lacrime, che dato
Mi fia versar su la tua fossa ancora,
D’un’altra vita, in forme altre rinato,
Vedesti o vedi una più lieta aurora?

     Dimmi: pel duolo ond’è l’anima oppressa
Per il negro avvenir, che m’impaura,
È una mercede alla virtù concessa?

Ma tutto è muto! — Il sol dall’alto sferra
Gli ultimi raggi, e sorride natura....
Tacciono i morti e dormono sotterra.