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amore nell'arte 285

e pensò che la vista di nuovi cieli e di nuovi costumi lo avrebbe distolto dal suo dolore operoso e costante. Venne a Linz, attraversando quegli ultimi gioghi delle Alpi che si perdono nelle pianure del Danubio, e poiché tutti quei luoghi gli parlavano ancora di lei e della sua infanzia, decise di attraversare la Germania e di entrare nella Francia per quel fiume e pel Reno.

Fu sui teatri di Ratisbona e di Straubing che egli raccolse i suoi primi allori musicali, e di là festeggiato e onorato in tutti i diversi stadii del suo cammino, ad Amberga, ad Asch, a Coburgo, a Francoforte, a Magonza, entrò in Parigi pochi mesi dopo la sua partenza, preceduto da tutti gli allettamenti della pubblicità e della fama.

Riccardo passò cinque anni nella capitale della Francia, allora, come attualmente, l’unico paese della vecchia Europa ove le arti e le scienze fossero rimunerate di fama e di danaro: l’unico centro ove si riflettesse tuttora un debole raggio di quella civiltà che è tramontata nell’antico continente per risorgere sulle rive del nuovo mondo. Egli vi si vide ad un tratto onorato, dovizioso, felice; ma una profonda amarezza veniva a turbare di tempo in tempo l’immensità delle sue gioie insperate: la rimembranza, la terribile rimembranza, diremmo quasi la presenza spirituale di Anna. Riccardo era buono, sensibile, affettuoso, ma la sua natura era variabile, sdegnosa di riposi e d’indugii; egli non sapeva essere lungamente misero o lungamente felice, non sapeva, come tanti esseri sensibili e delicati, sacrificarsi ad una astrazione, ad un’idea fissa, ad un voto, darsi ad un affetto per tutta la vita: e che era egli quell’affetto?... quali diritti aveva il passato sopra di lui? perchè tributare ad un amore che aveva cessato di esistere il sacrificio di quelli che potevano ancora rallegrare la sua vita spensierata e ridente? Egli aveva pianta la fanciulla per due anni, l’aveva