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che anche le mie passioni avessero cause, modi, svolgimenti, fini eccezionali.

Ho avuto due grandi amori, due amori diversamente sentiti, ma ugualmente fatali e formidabili. È con essi che si è estinta la mia gioventù; è per essi.

Scrivendo queste pagine, io non ho altro scopo che di interrogare le mie memorie ancora una volta per non doverle interrogare mai più. Io innalzo questo monumento sulle ceneri del mio passato, come si compone una lapide sul sepolcro di un essere adorato e perduto.

Ho presa una grande risoluzione.

Prima di ritirarmi dal mondo, prima di isolarmi in mezzo alla folla — isolamento assai più penoso che nelle vaste solitudini della natura — ho voluto ricordare ancora una volta, ricordare con pienezza e con fede. Io sono ora in pace con me stesso. Le agitazioni profonde della mia anima, le irrequietezze febbrili della mia mente sono cessate. Io ne comprendo ora le cause. Molti uomini non si trovano bene colla vita perchè non hanno ancora scoperto il loro punto d’equilibrio.

Il difficile è trovare il centro della propria anima!

Non scriverò che di un solo di questi amori. Non parlerò dell’altro che pel contrasto spaventoso che ha formato col primo. Quello non è stato che un amore felice. Raccontarlo, sarebbe lo stesso che ripetere la storia di tutti gli affetti, e non v’è creatura che abbia amato sì poco da non conoscerla. O si abbandona, o si è abbandonati — spesso desiderosi, spesso contenti dell’abbandono. Tal cosa è il cuore umano.

Più che l’analisi di un affetto, più che il racconto di una passione d’amore, io faccio forse qui la diagnosi di una malattia. — Quell’amore io non l’ho sentito, l’ho subito. Non so se vi siano al mondo altri uomini che abbiano superato una prova come quella, e nelle circo-