Pagina:Tarchetti - Fosca, 1874.djvu/131

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fosca 129

e mi par cosa sì naturale, che se passassi una notte sola senza sognarti ne sarei spaventata.

«Non puoi credere la strana impressione che mi fa questo trovarmi alzata in quest’ora. Che silenzio, che raccoglimento! Pensare che mai nella mia vita ho passato quest’ora svegliata! È una cosa semplicissima; pure è un’idea che mi colpisce. Io vivo adesso in un istante che era venuto migliaia di volte nella mia esistenza, e in cui non aveva mai vissuto. Sono anche contenta di poterti scrivere in questo momento, perché ora tu dormi e mi pare che tu mi appartenga di più. Non so cosa pagherei per vederti dormire! Non ho mai potuto comprendere perché si trovi sì gran piacere a veder dormire una persona che si ama; forse perché possiamo vederla, guardarla, pensarci liberamente, senza bisogno di dissimulare le sensazioni che ne proviamo; perché la vediamo come disarmata, mansueta, migliore? O piuttosto non avviene egli perché in quell’abbandono apparente della vita materiale, vi è una trasparenza che ce ne lascia veder l’anima? Quando vedo dormir mio figlio ne sono quasi sicura.

«A proposito di mio figlio, ho trovato mezzo di inserire anche il tuo nome nelle orazioni che gli faccio dire tutte le sere. Giorni fa, passando con lui presso un venditore di immagini di chiesa, ecco lì una litografia colorita di ruggine di ferro e di rosso di mattone, che rappresentava S. Giorgio a cavallo in atto di combattere il drago. Quel cavallo, quel drago lo hanno colpito vivamente. Glie l’ho comprato, e gli ho detto che essendo quello il santo il quale uccide i draghi che mangiano i cattivi fanciulli, conveniva ricordarsene tutte le sere nelle sue orazioni. Se le sue preghiere hanno un valore, Iddio ne terrà conto lo stesso; del resto io sono già felice di sentirlo pronunciare il tuo nome.