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Pagina:Tarchetti - Fosca, 1874.djvu/173

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fosca 171

versione. Ho resistito finchè ho potuto; quando vidi che la mia salute n’era rovinata, e che non poteva liberarmi da voi che fuggendo, ho risolto, benchè con ripugnanza, di giovarmi di questa astuzia. Un santo non avrebbe fatto altrimenti. Ed ora che cosa volete da me? Che cosa esigete di più? Ho sentito un vivo interesse per voi, vi ho compianta, vi ho stimata. Mi obbligherete ora a parlarvi aspramente, a far tacere perfino la mia pietà? Siete sconoscente, siete ingrata, non avete cuore. Se mi amaste, mi lascereste in pace. Pretenderete adesso che io vi sacrifichi tutta la mia vita? È impossibile. Quattro mesi di tali tormenti sono un’eternità; un amore felice non potrebbe durare di più. Voi lo sapete, voi non potete dissimularlo: io non posso amarvi, io non posso amarvi!

— Oh, tu mi amerai, esclamò ella con voce terribile, tu mi amerai!

Si drizzò di tutta la persona, e mi guardò con aria risoluta e minacciosa. Io rimasi come istupidito dalla paura e dalla sorpresa. Era avvezzo a temere quella donna, e mi meravigliava e mi doleva dell’arditezza che aveva posto in quelle mie parole. Come aveva osato tanto? Comprendevo che ella agiva ora per uno di quegli impeti, di quei subiti mutamenti che erano così facili nel suo carattere, e che sarebbe stato impossibile il continuare con lei una discussione seria e tranquilla.

— Fosca!... le dissi con accento affettuoso, e mi sentii soverchiato da una subita angoscia di cuore, e non potei dire di più.

Ella si portò le mani alla fronte, se la premette fino a imprimervi le traccie delle dita, alzò gli occhi al cielo, e si contorse le mani gridando:

— Ah! io sono disperata, io sono disperata!

Guardò attorno alla stanza con aria atterrita, vide la finestra, esitò un istante, poi vi si avventò con impeto.