Pagina:Tarchetti - Fosca, 1874.djvu/266

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amore nell'arte 265

essi si amavano di tutta la tenerezza fraterna, e forse alla loro nascita la natura, ignara del concepimento di due esseri, trovatasi così alle strette, poiché la cosa non ammetteva indugio, aveva diviso fra di loro quel soffio della vita, che aveva predestinato inconsciamente ad un solo. Non ho conservato memoria di avvenimenti più singolari di quelli a cui dava luogo la loro prodigiosa somiglianza.

Uno di essi, Giulio, era un abile giuocatore di bigliardo: l’altro, Luciano, non era che un giuocatore assai mediocre. Spesso i loro compagni, prima di accingersi al giuoco con uno di essi (era impossibile farlo con entrambi senza che ne derivasse una strana confusione), gli domandavano:

— Sei tu Giulio o Luciano? noi confidiamo sulla tua parola.

— Luciano, sul mio onore.

Ed ecco che la partita s’impegnava colla certezza di uscirne vincitori, ma ad un dato momento, Luciano scivolava dalla sala, subentrava non visto il fratello, e la partita era perduta.

Spesso ancora nelle riviste del reggimento, uno di essi si assentava per turno, sicuro che l’altro poteva supplirlo senza pericolo di essere scoperti. Ed eccone uno sfilare grave e impettito dinanzi al colonnello nella prima compagnia cui appartiene, e appena uscitogli di vista, portarsi alla coda del reggimento e ripassare di nuovo alla testa della compagnia dell’assente. Ma un giorno il colonnello, insospettito, lo fa uscire dalle file, lo trattiene presso di sé, ed ecco che lo strattagemma è scoperto e punito.

Come è costume di soldato, essere chiuso agli affetti duraturi e gentili, e aperto solamente alle piccole passioni di un giorno, essi avevano delle amanti delle quali si dividevano i favori senza che le tradite potessero av-