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290 amore nell'arte

abbandonò risoluto alle sue nuove passioni, pregustando l’ebbrezza di esaudirle senza lacrime e senza pentimento.

Passò così quattro anni, durante i quali egli non aveva mai più udito quella fatale sinfonia di Hummel, nè nota alcuna che potesse richiamargli il suo passato : l’immagine della fanciulla era così svanita a poco a poco dal suo cuore, e se vi tornava qualche volta egli sapeva attutirne e dimenticarne i rimproveri nella gioia di affetti più recenti e più lieti.

Riccardo era felice.

Quattro anni dopo questo ultimo avvenimento, Waitzen diresse al suo amico Giorgio Duplessy, direttore della Società degli artisti, la lettera seguente:

«Mio caro amico. Come tu sai, io sposerò domattina madamigella Emilia Duport, quella bella e saggia guascona che abbiamo conosciuto insieme a Pontoise, ricca de’ suoi diciott’anni e d’un mezzo milione di dote. Papà Duport darà per ciò domani a sera una splendida festa da ballo nel suo palazzo al boulevard Montmartre, 52. Egli, mia moglie e il tuo amico ti pregano d’intervenirvi.»

Come aveva passato Riccardo quei quattro anni? Egli era ricaduto nel suo abbandono abituale, in quell’avidità di piaceri frivoli e vani pei quali aveva già un tempo dissipata quella fortuna che aveva portato seco da Ofen. Non aveva più amato, ma si era dato ai piccoli amori di un giorno, a quegli amori senza trasporti, senza dolori, senza quelle gioie opprimenti che danno le grandi passioni, simili a quei fiori che noi raccogliamo quasi senza avvedercene camminando, e che sfogliamo e gettiamo sulla via dopo averne aspirato una sola volta il profumo. Nei due primi anni della sua vedovanza egli aveva già stabilita la sua fama d’artista ed ottenuto un successo