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spirito era assai colto, la sua intelligenza assai vasta; e la sua stessa infermità, la sua bruttezza erano tali circostanze che concorrevano a formarne un’eccezione. Le sue passioni, i suoi sentimenti, le sue idee dovevano anche essere eccezionali; ed era forse sotto questo aspetto che bisognava giudicarne. Nondimeno quell’aprirmi subito l’anima sua; quell’abbandonarsi così a me nel primo giorno che mi vedeva, quel richiedermi disperatamente della mia amicizia...

Diffidavo dell’amicizia di una donna, e mi doleva non poco di aver accettato quella di lei. Io sapeva che noi non possiamo sottrarci mai agli istinti, e che tra un uomo ed una donna giovani, che vogliono violentare la natura amandosi di amicizia, non può esistere che un affetto monco, artificiale, violento, spesso ridicolo, perchè non conduce che ad un amore già nudo d’ogni illusione e d’ogni attrattiva. L’amicizia ci ha già fatto veder tutto l’indiscretezza della sua intimità, ci ha già spogliati di ogni velo; non si può più essere nè amici veri, nè amanti veri; ed è così che la natura si vendica spesso dell’oltraggio che ha ricevuto.

Avrei dato un anno della mia vita per potermi sottrarre a quella promessa, per poter infrangere quel legame.

Se tutto ciò non fosse avvenuto!

Prevedeva che quella donna si sarebbe posta fra me e la mia felicità, avrebbe attraversato il mio avvenire.

Non sapeva immaginare le ragioni di questo timore, ma il cuore me lo diceva, nè il mio cuore mi aveva mai ingannato.

Cercai in quella notte di prendere una risoluzione pronta ed efficace, di fuggirla, di essere crudele. Ma Dio mio! Come poteva io essere crudele? Io non era mai stato nella mia vita che semplice, che affettuoso, che buono!