Pagina:Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu/9

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Non v’è cosa più comune che udire esclamare: »quell’uomo non mi piace — non vorrei incontrarmi per via con quella persona — mi fa paura — d’innanzi a lui io non sono più nulla — ogni qualvolta mi sono imbattuto in quell’uomo mi è accaduta una sventura.» Nè questa fede che si presenta sotto tanti aspetti, che quasi non avvertiamo, che è pressochè innata con noi come tutti gli istinti di difesa che ci ha dato la natura, è sentita esclusivamente da pochi uomini — essa è, in maggiori o minori proporzioni, un retaggio naturale di tutti.

Questa superstizione accompagna l’umanità fino dalla sua infanzia, è diffusa da tutti i popoli. Gli uomini di genio, quelli che hanno molto sofferto, vi hanno posto maggior fede degli altri. Il numero di coloro che credettero essere perseguitati da un essere fatale è infinito: lo è del paro il numero di quelli che credettero essere fatali essi stessi, Hoffman, buono ed affettuoso, fu torturato tutta la vita da questo pensiero.

Non giova dilungarsi su ciò, perchè la storia è piena di questi esempi, e ciascuno di noi può trovare nella sua vita intima le prove di questa credenza quasi istintiva.

Io non voglio dimostrarne nè l’assurdo