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tale... ma tutto ciò dipendeva in gran parte della fortuna, e, diciamolo pure, Rosen non temeva per fermo la morte — gran chè se ci aveva pensato due volte in quel giorno! — ma egli abborriva il dolore, avrebbe voluto morire, sì, lo voleva fermamente, ma avrebbe voluto morire ad un tratto e senza soffrire.

La morte non è cosa sì arrendevole come la si crede, e la vita è più tenace e più salda di quanto non sia universalmente giudicata.

Mostratemi una cosa che sembri avvicinarsi alla morte più del dolore, e tuttavia mostratemi un dolore del quale si possa morire. Si dice spesso: «io morrò di questo affetto, io morrò di questa sventura, io morrò di questa o di quell’altra cosa», e non si muore mai di quelle cause che credevamo doverci condurre alla morte. Sembra che tutta la natura sia animata da una forza di contrasti, da una legge, da uno spirito di contraddizione immutabile. Gettate gli sguardi sul vostro passato, e vedrete che la vostra vita, le vostre opere, i vostri affetti non sono stati che una serie di contraddizioni continue. Volete vivere? morrete. Desiderate la morte? avrete una vita lunga e affannosa. Che cosa è questa infelicità di cui gli uomini si lamentano? A che allude questa eterna elegia di dolore che l’umanità innalza da secoli al cielo, se non a questa formidabile potenza di contraddizioni che ci governa? La contraddizione è l’urto, è il moto, è la lotta, è il risultato di due forze misteriose nella cui azione è forse riposto il