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i giovani cattolici, freschi di latino, avevano disposti in bell'ordine, sul loro foglio Il Carroccio, i versi capricciosi degli antagonisti, i quali, alla loro volta, avevano infierito con pungenti sarcasmi contro la grammatica dei chierichetti. Un episodio spiacevole era venuto a buttar olio sul fuoco: durante il funerale di una giovanetta ricca, accompagnata all'ultima dimora dalle figlie di Maria, vestite di bianco, alcuni socialisti dei più focosi, si erano trovati sulla strada percorsa dal corteo ed avevano inveito contro la beghineria della morta, la quale, in verità, nel giro della sua breve esistenza, non aveva dato prova di maturare in seno nessunissima opinione di nessun colore.
La stampa cattolica del Carroccio, rappresentata da uno studente di terza liceale, aveva con ira alzata la voce all'indirizzo dei perturbatori, fra i quali si trovava un apprendista calzolaio di giovane età, ma di fieri propositi, che la sera medesima aveva cercato di ferire lo studente liceale con un coltelluccio arrugginito.
L'attentato politico si era svolto in piazza Vittorio Emanuele, di fronte al caffè, alla presenza di molte notabilità cittadine e, quantunque non una stilla di sangue fosse caduta e quantunque il ragazzo si fosse lasciato trascinare via fra due carabinieri, a testa china, come un vero cane bastonato, la notizia era corsa per le vie, aveva dilagato nelle piazze, si era infiltrata nelle case, destando ovunque l'orrore e lo sgomento. Oh! i tempi erano torbidi e i socialisti avevano di certo