Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/140

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se davvero volesse cimentarsi alla conquista del mondo!

Egli gioiva nell'ammirarla tutta fremente, cogli sguardi verso il sole. Stava per trasformarsi in aquila audace la timida colombella? Ma subito Vanna si ripiegava in sè, smarritamente.

— Troppo io pecco nell'orgoglio - ella diceva contrita. - Io voglio essere umile e rassegnata, perchè l'umiltà e la rassegnazione sono le due più nobili virtù cristiane.

— Sicuro, sicuro - egli pensava quella sera, fumando affacciato alla finestra della propria stanza - Avrei voluto conoscerla in altri secoli monna Vanna. Allora non sarebbero riusciti a impacciarla nei centomila fili delle loro pratiche superstiziose. Allora il buon sangue avrebbe avuto ragione in lei sui terrori dell'Inferno. Quando non avrà più la bellezza, quando non avrà più la giovinezza sarà una povera cosa floscia! E se la immaginava, dopo una ventina di anni, pallida, vestita dimessamente, chiusa nell'egoismo della sua devozione minuta di avara spirituale, che si preoccupi solo di accumular tesori per la vita di oltretomba. A contrasto gli balzò di fronte, nel pensiero, monna Vanna, quale ella sarebbe stata se le magnifiche energie del suo temperamento avessero potuto svolgersi nella loro interezza. Fritz Langen si lasciava sfuggire voluttuosamente dalla bocca e dalle nari le spire del fumo odoroso e, seguendone coll'occhio le volute leggere, immaginava monna. Vanna col busto sottile