Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/148

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— Ermanno arriverà fra poco - balbettò ella.

— No, no, non dica bugie - egli supplicò. - Ermanno non deve arrivare questa sera - e buttò sul tavolo il cappello che, nella sua straordinaria agitazione, aveva tenuto in testa fino a quel punto.

Ella intrecciò le mani e disse con accento di preghiera:

— Vada via, vada via.

Fritz Langen intrecciò le mani anche lui e chiese anche lui pregando:

— Ma perchè, monna Vanna? Perchè?

Il gomitolo del filo d'oro scivolò in terra e una trama aurata li unì. Entrambi seguivano con occhi accesi quel filo rilucente e tremavano entrambi in modo tanto visibile che il tremito e lo sbigottimento dell'uno faceva aumentare lo sbigottimento e il tremito dell'altra.

— Gott! Gott! Dio! Dio! - Fritz Langen ripeteva, e non osava avanzare, perchè a ogni suo moto Vanna indietreggiava di un passo, protendendo le mani in atto di supplichevole difesa.

Era giunta così presso il letto coperto di damasco, e grosse lacrime, tonde come perle, cadevano dalle ciglie ricurve, grondavano sull'orlo della veste violacea.

— Süsses Dummerchen! Dolce sciocchina - egli mormorò in uno struggimento di tenerezza, incerto ancora fra la violenza del suo desiderio e l'abitudine del suo rispetto.

Ma Vanna, esausta, non si difendeva più.