Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/186

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di frasi latine, di casi di coscienza proposti e non risolti. Non osava formulare il più semplice pensiero nello sgomento che i Santi Padri le si collocassero irosi di fronte e l'annientassero sotto il flagello dei loro detti tenebrosi.

Il canonico insisteva in modo speciale sulla virtù del sacrificio, e le spiegava prolissamente in che cosa il sacrificio consiste, di quante parti si compone, come può diventare dannoso e di quali cautele bisogna circondarlo acciocchè riesca proficuo.

Per buona sorte, dopo alcuni mesi, il teologo venne mandato dal vescovo a Spoleto, altrimenti Vanna sarebbe impazzita; ma, quantunque ella riacquistasse a poco a poco il suo equilibrio mentale, sotto la direzione di un vecchietto bonario e fervido, confessore di Domitilla Rosa, le germogliò nel cervello il pensiero ch'era necessario offrire in olocausto al Signore qualche cosa di vivo, di prezioso e raro, per ottenere in cambio la remissione dei peccati. Diventò questa la sua idea fissa, e ricordava, tremante, una vignetta da lei osservata, quando era piccola, nei fogli della sua Storia Sacra: il patriarca Abramo, con una lunga barba, stava in piedi accanto a una catasta di legna, preparata pel sacrificio, e Isacco, giovanetto, lo guardava con dolci occhi e pareva dirgli: «Manca l'animale per l'olocausto, o padre mio!» «Il Signore Iddio ce lo invierà», pareva rispondergli Abramo, fissando con occhio implacabile la faccia ignara dell'unico figliuolo della