Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/249

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— Andiamo; è tardi - ed entrarono nella saletta, chiudendo senza riguardi la porta sul nasino ardito e scontento di madamigella, che, a passi tardi, si recò a prendere zia Domirò.

Nell'interno della saletta, Bindo Ranieri in piedi e a capo scoperto di fronte a Ermanno, che stava seduto vicino al tavolo, rendeva conto trionfante della sua gestione.

Vanna, con la fronte appoggiata ai cristalli della finestra, non ascoltava nemmeno, lieta che il figliuolo dirigesse i comuni interessi, e, ripensando con ironia benevola alla boccuccia infantile del professore bébé, una tumida boccuccia di bimbo ghiotto, ma insinuante, suadente nel sorriso e nella parola.

Bindo Ranieri esponeva con ampiezza la situazione, in bene costrutte frasi e meditati gesti.

— Ecco, signorino Ermanno, noi nel bilancio della nostra azienda abbiamo avuto l'attivo invariabilmente superiore al passivo e, per conseguenza, il capitale si è impinguato.

Dentro la saletta non faceva caldo, nè Bindo Ranieri soffriva di corizza; ma egli sentì nonpertanto il bisogno di soffiarsi il naso, quantunque secco e di asciugarsi il volto, quantunque asciutto. Compiva tali atti di disinvoltura per senso di modestia, per non darsi l'aria di mendicare elogi dal nobile Ermanno Monaldeschi, il quale non pensava a largirgliene, trovando naturalissimo che, quando le spese rimangono inferiori all'entrata, il capitale s'impingui.