Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/25

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Vanna si mise a ridere e lo sgridò:

— Come mai dici questo? Come si fa a camminare sempre con un giglio in mano? Lo rappresentano così, perchè il giglio è l’emblema della castità e San Luigi era castissimo.

Ermanno pretendeva che la mamma gli spiegasse che cosa vuol dire un fiore di castità; ma ella gli dette sulla voce, assicurandolo che i bimbi troppo indiscreti addolorano Maria Vergine, ed allora Ermanno, per una strana connessione di idee, volle conoscere se era vero che San Luigi Gonzaga odiava tutte le donne e si vergognava della propria madre.

— Sì, sì — rispose Vanna, abbracciandolo — ma egli era un santo e tu sei un piccolino senza giudizio.

Ermanno depose con molta deferenza l’immagine del santo e si rifugiò nel grembo della madre, cingendole il collo e posandole il capo sulla spalla. Ridevano entrambi, sottovoce, alquanto confusi, umiliati forse di non essere santi, ma felici di sentirsi così uniti, beati per la soavità che si trasfondevano a vicenda.

Palmina entrò e rimase estatica presso la soglia, giungendo le mani con adorazione.

— Pare proprio di vedere il quadro del duomo — ella esclamò. — La Beata Vergine col Bambinello Gesù! e si avvicinò con la sua andatura obliqua e fugace di lucertola, che guizzi al sole. Era ossequiosissima, faceva inchini e muoveva la testa piccola, da sinistra a destra, dardeggiando