Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/290

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sempre alla immaginazione come un castigo turpe inflitto dal Signore alla miseria della nostra carne. La donna poi era l'essere di nequizia e d'impurità, alleata di Satana, brutta di astuzie, talmente sgradevole al cospetto del Signore che, volendosi servire di lei pel riscatto del mondo, egli aveva dovuto rigenerarla e renderla madre conservandola vergine.

Ma Serena era un'altra cosa. Forse perchè l'aveva conosciuta tanto piccola o perchè rideva, mostrando il candore immacolato dei minuti dentini, o perchè camminava senza quasi toccare il suolo? Per queste e per altre valide ragioni, Serena era un'altra cosa ed egli ci pensava senza alcun ribrezzo, e vedeva con piacere il suo fantasma biancheggiare tra gli alberi, il suo profilo disegnarsi incerto fra i velati bagliori della via lattea.

Non si coricò affatto, e all'alba uscì per vagabondare nella campagna.

Vanna sorbiva dunque sola il caffè e latte, in piedi fra le quattro colonne del portico, allorquando una voce sonora, dall'accento esotico, gridò gioiosamente di dietro la siepe:

— Monna Vanna, monna Vanna - e, schiantando rami, sfidando pruni, Fritz Langen si precipitò verso di lei, superò di un sol passo i cinque gradini e le fu dinanzi a capo scoperto.

Vanna, come paralizzata, lo fissava, supponendo di sognare, e tenendo sospesa in mano la tazza del caffè e latte.

— Prego! Prego!