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— Mia madre vorrà aiutarti: forse vorrà prenderti con sè. Ella ebbe un riso breve e fece di no col gesto.
— Perchè non vuoi?
— Da te sì; dagli altri no.
— Allora cosa farai?
— Lavorerò; imparerò molte cose.
-Quali cose?
-Non so bene ancora. Ho qualche migliaio di lire; andrò a Firenze a studiare; mi perfezionerò nell'arte di riparare gli arazzi antichi. Si guadagna molto.
— A Firenze ti sposerai - egli disse.
— Io non voglio sposarmi a Firenze. Ho già risposto di no al signor Pericle.
Tutto il chiarore della luna raggiò al chierico nella memoria; ma egli cercò affannosamente di non vedere, non ricordare le parole dell'amico, limpidissime adesso; cercò di non ricordare, ma ogni filo d'erba cantava in dolce musica le parole di Pericle Ardenzi: «Tu hai scompaginata la mia vita». Era come il ritornello di una canzone gioconda, che saliva dai prati, echeggiava pei cieli.
Ermanno disse iracondo:
— Hai avuto torto di rifiutare Pericle Ardenzi; è bravo, buono; ti avrebbe resa felice.
Serena rispose:
— Non si è felice con chi non si ama e io amo te, non lui.
Ermanno fu preso da sbigottimento. Oh! la terribile ragazza! Ella projettava su tutto