Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/356

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— Annientatevi nella polvere - il vescovo ripetè, ergendosi maestosamente sull'alta, pingue statura, per meglio calpestare, in nome della sua podestà, la satanica ribellione del chierico.

Ermanno si accasciò, come se una raffica spaventosa imperversasse nella stanza ed estirpasse in lui ogni radice di forza.

Allora monsignore, vedendolo così inginocchiato, con le mani incrociate sul petto, la testa giovanile piegata a toccare il suolo, intervenne e disse con accento persuasivo, quasichè volesse appoggiare con la sua paterna autorità gli anatemi collerici del vescovo:

— Pensate anche, figliuol mio, alla somma di coraggio umano che vi sarebbe necessaria per abbandonare oggi il grembo della Chiesa militante.

Ermanno si rizzò sul busto.

— Pensateci, figliuolo. Tutto il sangue ardito dei Monaldeschi forse non basterebbe a sostenervi oggi in questa prova acerba.

Le mani di Ermanno, incrociate, si disciolsero, le braccia gli caddero lungo i fianchi.

Il vescovo, dubbioso, guardò il rettore; ma il rettore, con faccia di pietà, mirava il discepolo, e gli occhi non rivelavano che sollecitudine ansiosa di padre.

Il vescovo si mosse per accostarsi al giovane.

— Ermanno Monaldeschi - egli disse - io