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Germano, senza attribuire la menoma importanza alla presenza del Tebaldi. Il suo accento era bru sco, quasi aggressivo, poiché egli aveva avuto la mattina stessa un fiero diverbio con la nonna, a proposito di Flora.
— Si, ti ho fatto chiamare — disse la signora Rosemberg con tono di voce insolitamente au stero e solenne.
Ella aveva girato il capo per fissare il nepote, e il volto di lei, visto di profilo, rammentava a Germano il tagliente profilo del viso paterno, così terribile nell'ira, così implacabile nell'adem pimento ili una risoluzione già presa; ma Ger mano era tanto abituato a regnare da tiranno nel cuore della nonna, che la severità di lei lo rese più arrogante, pure trasfondendogli un vago senso d'inquietudine.
— Sta bene; se hai da parlarmi fa presto, per chè voglio uscire. Cosa c'è?
— C'è che ho bisogno di parlarti — ella insi stette ruvidamente, sentendo il bisogno d'irrigidirsi e di agguerrirsi contro la tenerezza e la pietà, che già le gonfiavano il cuore all'idea del dispia cere di quel ragazzo idolatrato, a lei due volte figlio per sangue ed a cui aveva prodigato sino dall'infanzia le più squisite cure materne.
Germano, non osando mancare di rispetto a sua nonna e volendo in qualche modo sfogare la rab bia che già gli annebbiava il cervello, dette un calcio al povero F'iock, il quale strisciando col ventre la terra, andò a rifugiarsi . in un angolo della sala, dove il suo alto guaito di dolore mori in fioco gemito prolungato.
— Il signor Tebaldi, qui presente, asserisce che tu gli hai sedotta la figliuola.