Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/113

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indubbiamente doveva aspettarla! Come non ci aveva pensato prima? E si credeva così certa di essere attesa, che si era buttata tra i campi per fare più presto, incespicando, cadendo due o tre volte sulle ginocchia, inerpicandosi, graffiandosi le mani, ostinandosi a correre, quantunque il fiato le mancasse e il cuore le martellasse a colpi vio lenti.

In vista della casa bianca aveva sorriso e si era sentita investire da un soffio caldo, tale era in lei la fede di trovare Germano. Aveva per corso in due balzi il viale, si era precipitata nella sala, aveva guardato intorno a sè, accesa in volto, col respiro affannoso, le membra scosse da un tremito, sorridente, palpitante, felice, poi si era gettata di schianto sul divano e aveva rotto in singhiozzi disperati. Germano non c'era. Egli stava benissimo, tutti stavano benissimo nella villa Rosembcrg, e Germano non c'era!

La mattina della domenica un nuovo barlume di speranza l'aveva sorretta: la speranza d'incon trare Germano alla messa! Ed era andata in chiesa ed aveva veduta la nonna di Germano, F aveva veduta seria e placida come sempre; ma Germano non c'era!

Flora uscì per ultima dalla chiesa e, unita mente alla contadina che l'accompagnava, si av viò verso la casa bianca.

Oramai non isperava più niente. Camminava come in sogno, come stretta fra una doppia mu raglia fosca, che si perdeva verso le nubi e che la isolava dal resto dei viventi. Camminava in fretta, perchè le tardava di arrivare! Arrivare dove? Non sapeva. Arrivare perchè? Non sape va!... Ma la fosca muraglia si alzava, si prolun-