Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/16

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non puoi sposare Germano Rosemberg, perchè sei povera e perchè tua madre non si sa che pane mangi, mentre io ho molte migliaia di dote e mia madre ha sempre mangiato il pane della sua farina. Ricordati di questo — e, senza curarsi di attendere la risposta di Flora, sollevò accuratamente la gonna scura, per evitare d’inzaccherarne i lembi, e scomparve nel canneto col fruscio sommesso di una biscia che strisci obliqua fra le sinuosità del sentiero.

Flora, in parte non ascoltando, in parte non curando le velenose parole di Balbina, cominciò a salire l’erta della collina, in vetta a cui, sull’opposto versante, si trovava la bianca casa massiccia, dove la sua infanzia era trascorsa e dove la sua giovinezza si era iniziata.

A mezzo l’erta sostò, e un sorriso di malizia infantile guizzò sulla rosea bocca. Al di là della siepe tracciante il limite tra il viottolo e i campi, ella aveva riconosciuto la voce rauca del dottore Giani, il medico filantropo e iracondo, che odiava tutti e inveiva contro tutti; che biasimava instancabilmente il Padre Eterno, per aver lanciato nello spazio questa gabbia d’insetti, chiamata mondo; che profetizzava giornalmente qualche universale cataclisma e che, viceversa, trascorreva intiere notti presso il letto di un ammalato, scrutando ansioso il più lieve aumentar della febbre o il più rapido pulsare del cuore.

— Doveva finire così, e gli sta bene. Gli sta benissimo! Nel vascone? Oh! che stupido! In alto mare doveva gettarsi e dare ai pescicani il gusto di assaggiare la carne di un imbecille!

Il dottore, che la fanciulla non poteva distinguere al di là della siepe, ma che doveva salire