Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/204

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— Il marito le era morto, un'unica bambina le era morta, e la famiglia Gualterio era diventata la sua.

Bastava che Flora si presentasse in quell'ambiente di pace quasi monastica, perchè le stanze diventassero piene di vita. Ella andava, veniva, aiutava Anna Maria a disporre negli armadi la biancheria del bucato, faceva il chiasso con Re nato, giuocava a dama con Giorgio, lasciandosi viziare, aspettando con impazienza che il cavaliere estraesse per lei il gelato di fragola dalla gelatiera o che Anna Maria le presentasse un dolce fatto di visciole sciroppate e tenute nel ghiaccio.

Quando ridiscendeva nel suo appartamento, Adriana la scrutava con l'occhio, come nell'attesa d'importanti confidenze; ma Flora non aveva nulla da confidarle tranne che Renato la chiamava, per ischerzo, fior di giunchiglia e che il cavaliere aveva trovato la scelta del fiore di suo gusto.

Visto che le cose andavano troppo per le lunghe, Adriana trovò modo d'incontrarsi, per caso, col cavaliere, a cui, in grande segretezza, con fidò che si sarebbe presto rimaritata con un colonnello in ritiro, vecchio, celibe, danaroso e vero gentiluomo. Il colonnello l'aveva conosciuta ai bagni di Tivoli, aveva subito compreso di avere a che fare con una gentildonna e le aveva pro posto di sposarlo.

Il cavaliere Gualterio non potè reprimere un lieve moto d'incredulità; ma Adriana, placida mente, gli mostrò alcune lettere del colonnello, il quale si era recato al suo paese, in Piemonte, per liquidare certi affari ed a procurarsi i docu-