Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/206

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Giorgio crollò il capo, sospirando, e disse con sorriso pieno d'impaccio:

— Lei si capisce. Ma la signorina non po trebbe, forse, pensarla in altro modo?

— Chi? Flora? — esclamò Adriana vivamente. — Ma Flora è una ragazza di altri tempi!.... Flora è stata educata da suo padre, che era un sant'uomo, da suo nonno che era un Catone del l'antico stampo! Flora non ha capricci, non ha volontà. Creda — ella soggiunse con voce com mossa, posando la piccola mano sopra un ginoc chio del cavaliere, — Flora è un agnellino, un vero agnellino di docilità e d'innocenza.

Giorgio Gualterio mosse le mascelle come un bue che rumini, si asciugò col fazzoletto di bati sta la fronte grondante sudore e si licenziò, in preda a un turbamento visibilissimo.

L'indomani, Adriana volle accudire ella stessa all'abbigliamento di Flora, prima di lasciarla sa lire in casa del cavaliere.

— Guarda, guarda — ella disse, rovistando nei cassetti — tu possiedi un grembialino nero, ricamato a colori!

— Sì, l'ho ricamato io stessa alla casa bianca — rispose Flora arrossendo, perchè quel grem biale nero somigliava per lei a una cortina che si sollevasse improvvisamente a mostrarle lo sfondo di memorie sepolte.

— Ma è delizioso! — esclamò Adriana, ed ob bligò la figliuola ad allacciarselo sopra il vestito di mussolina color di rosa.

Così abbigliata, Flora tornava ad essere la bimba bella dei campi, ma più fine, più squi sita, con un profumo penetrante di fiore tolto alle aiuole e trasportato dentro una serra.