Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/214

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«Creda, è necessario che lei mi dica la ve rità. Se lei è stata innamorata non c'è niente di male; ma se lei me lo nascondesse commet terebbe una cattiva azione.»

Cercava di sorridere, ma il suo sorriso era così impacciato e doloroso che lo smarrimento di Flora aumentò. Ella, sempre più accesa in volto, mor morò faticosamente.

— Ho voluto bene a Germano Rosemberg. — Vede? Vede? — esclamò il Gualterio, im pallidendo. Ne ero sicuro come se qualcuno me lo avesse già raccontato. Non poteva essere altri menti, era una cosa inevitabile. Flora, umiliata, confusa, si era alzata in piedi e rimaneva immobile, a capo chino. Il cavaliere, guardandola, si sentiva rinascere in cuore la speranza. Egli voleva, ad ogni costo, scrutare sino al fondo il passato della fanciulla, ma l'indagine gli riusciva sempre più dolorosa e imbarazzante. Dopo essersi, per un momento, stretti i baffi nel concavo della mano destra, proseguì: — Due che si vogliono bene si sposano, e lei perchè non si è sposata con quel giovane? Flora chiuse gli occhi, sospirò, poi disse: — Perchè lui si è sposato con un'altra. — Ah! ne ha sposata un'altra? E prima, quando loro si volevano bene, lui e lei, naturalmente, si dicevano tante cose, si confidavano i loro piccoli secreti, non è vero? Gl'innamorati, naturalmente, hanno sempre tanti piccoli secretucci tra loro, tante cose che nessuno deve sentire, e lei, na turalmente, non aveva la mamma, non aveva il papà.

Giorgio procedeva sempre più circospetto, pe-