Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/216

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Vedendo peraltro che Flora, spaventata, vo leva andarsene, si decise a dirle tutto:

— Mi stia a sentire un momentino; non fugga. Devo parlarle ancora. Io ho quarantacinque anni, più del doppio della sua età, ma sono un galan tuomo, non ho malanni, non ho debiti, non ho pensieri. Posso offrirle una esistenza tranquilla e gliela offro con tutta l'anima. Faremo qualche viaggetto, andremo spesso a teatro, non ci man cherà il necessario, in certa misura, nemmeno il superfluo e, in caso di mia morte, a lei resterà la pensione!

Flora ebbe un grido di protesta indignata. Co me, sposando un uomo, si poteva pensare alla morte di lui, ai vantaggi di questa morte?

Voleva fuggire; ma il cavaliere le aveva affer rato un lembo della gonna e proseguiva sempre più supplice:

— No, no, non vada in collera. So bene che lei, Ila sua età, non pensa a queste cose, ma io, alla mia, devo pensarci, e creda che l'idea, se mai, di lasciarla ben provvista mi rallegra il cuore.

Anna Maria comparve sulla terrazza e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, venne a collocarsi fra il cavaliere e la signorina; ma, per un sentimento di riguardo alla delicatezza della situazione, si tirò giù le maniche del cor petto, allacciandone in fretta l'estremità intorno ai polsi nodosi.

Ella interloquì con l'autorevolezza che le ve niva dalla sua fedeltà e dalla sua affezione, molto più che il cavaliere si era già consigliato con lei.

— Quando ho raccolto l'ultimo respiro di quel-