Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/266

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miglia Gualterio, eppure Flora non somigliava più alla creatura mite di un tempo.

Destatasi dal torpore in cui l'aveva tenuta, per mesi e mesi, la morte del bimbo, ella si era sen tita un'altra e aveva provato una irrequietezza, come una sete inestinguibile, il bisogno, non bene definito, di attingere con le labbra a una fonte misteriosa ch'ella non sapeva dove fosse, non sa peva nemmeno se esistesse, ma che sola avrebbe potuto dissetarla e placare il bruciore di qualche cosa che le si consumava in fondo al petto, la sciandole talvolta supporre di essere in preda a una febbre malvagia che le ardesse nelle vene e le tenesse l'anima in combustione. Oh! poter at tingere una volta a sazietà alla fonte arcana, rin tracciare fra il verde denso di un bosco il sen tiero che ad essa conduce, tendere l'orecchio a pregustarne la voce canora, arrestarsi un attimo a mirare affascinata lo scherzoso zampillo iride scente nei giuochi della luce, e poi curvarsi e bere e bere, finché nelle vene fosse tutta una fre scura e dal cuore sbocciasse il fiore della gioia.

Per far tacere tale inesplicabile ansia perenne, Flora si era data a leggere romanzi sfrenatamente, dal giorno in cui, riordinando i libri del figliastro, aveva trovato in una scansia tutt'i ro manzi storici di Dumas padre.

Evidentemente il ragazzo li aveva comperati di nascosto e di nascosto li aveva letti.

Plora fece altrettanto, perchè il mistero aggiun geva sapore al godimento acuto, talora spasmo dico, ch'ella aveva gustato fin dalle prime pagine, sentendosi subito lanciata lontano, oltre i confini del possibile.

La Regina Margot, le Due Diane, i Tre mo-