Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/42

Da Wikisource.

— 42 —


— E i gendarmi? — gridò Giovanni, trionfante per aver trovato l’argomento decisivo — Credi tu che i gendarmi lasceranno arrivare sino a casa mia i tuoi diecimila farabutti?

Il dottore sputò con impeto verso la finestra.

— Ecco per i tuoi gendarmi. Noi li inghiottiremo i gendarmi.

Un riso inestinguibile scosse la persona obesa di Giovanni.

— Ma i gendarmi sono duri di pelle, caro mio, e non si lasciano inghiottire, credi a me. Saranno essi a divorarsene cento per volta delle tue canaglie. —

A questo punto ciascuno dei due si dette a ripetere gli stessi argomenti con le parole medesime: il dottore avanzandosi alla testa di migliaia di terribili cenciosi, armati di piccone: Giovanni appiattandosi dietro una triplice fila di gendarmi dal pennacchio rosso e le carabine spianate.

Clelia, abituata a simili dispute, ascoltava tranquilla, limitandosi a sorridere silenziosamente di orgoglio e di compiacenza ogniqualvolta il ma rito scagliava al dottore la magica parola «gendarme».

Dal suo mite viso di pecora non traspariva nè stanchezza, nè impazienza, nè curiosità. Il marito avrebbe potuto seguitare a scalmanarsi fino al l’alba, che ella non avrebbe battuto ciglio.

Balbina intanto, appartata con Flora all’angolo estremo dello stanzone, si era tolto il pesante scialle e approfittava della disattenzione dei getori per aprirsi di più la scollacciatura del corpetto.

— Io sarò vestita anche meglio della mae-