Pagina:Tasso, Torquato – Rinaldo, 1936 – BEIC 1934643.djvu/235

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CANTO DODICESIMO

1

Quegli, il parlar del Paladino inteso,

non dimostrossi a l’ubbidir ritroso,

ma da terra levando il capo offeso ch’era di sangue caldo e rugiadoso, su la destra appoggiò l’infermo peso, e con l’altra il sanguigno e polveroso vólto fe’ mondo; indi la voce e ’l guardo debil rivolse al cavalier gagliardo:

2

— Signor, convien che d’alto al mio sermone principio dia per soddisfarvi in tutto.

Il gran Mambrin ch’a l’Asia legge impone, or sospinto d’amor s’è qui condutto, e seco ha mille legni e di persone stuol grosso e forte ad ogni pugna instrutto, per far poi di Clarice intero acquisto, ch’acceso n’è, né’l vólto ancor n’ha visto.

3

Oltra di ciò, di vendicarsi brama contra un guerriero il qual Rinaldo è detto, perché gli tolse in mare una sua dama, lo stuol forzando a la sua guardia eletto: e poi tre suoi fratei d’illustre fama gli uccise ancor con inimico affetto: giá son piú di che ’l re da’ legni scese, e ’l piú vicino porto a forza prese.