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II. GERUSALEMME LIBERATA

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15 ( 27 )

Parve un tuono la voce, e ’l ferro un lampo che di folgor cadente annunzio porte.

Tremò l’ispán, né vide o fuga o scampo da la presente irreparabil morte.

Pur sendo tutto testimonio il campo fa sembianti d’intrepido e di forte: e fermo attende il fier nemico, e ’n atto di difesa si reca il brando tratto.

16 (28)

Quasi in quel punto ancor beif mille ardenti spade fur viste fiammeggiar insieme, che varia turba di mal caute genti da ogn’intorno v’accorre, e s’urta e preme. D’incerte voci e di confusi accenti un suon per l’aria si raggira e freme, qual egli s’ode a le marine sponde, se combattono insieme i venti e Tonde.

17 (29)

Ma per parole altrui giá non s’allenta ne Toffeso guerrier l’impeto e Tira.

Sprezza i gridi e i ripari, e ciò che tenta chiudergli il varco, e a la vendetta aspira.

E fra gli uomini e Tarme oltra s’avventa, e la fulminea spada in cerchio gira.

Dovunque volge il ferro o drizza il piede s’apre la turba spaventata, e cede.

18 (30)

Tal che ’l nemico affronta, e con maestra mano i colpi ver’lui drizza e comparte; or al petto, or al capo, or a la destra tenta ferirlo, or a la manca parte, spesso finge, ed accenna, ed è la destra veloce si che gli occhi inganna e l’arte.

Tal ch’improvisa, e inaspettata giunge ove meno si teme, e fére e punge.