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116 IL TORRISMONDO

CORO

Or chi le narrerà l’aspro destino
De’ suoi morti figliuoli?

CAMERIERO

Io non ardisco
Con questo avviso di passarle il core.
Ma già tutto d’orrore, e di spavento
Là dentro è pieno il suo reale albergo,
E risonare itetti, e l’ampie logge
S’odono intorno di femineo pianto,
E di battersi il petto, e palma a palma,
E di meste querele, e di lamenti.
Tanto timor, tanto dolore ingombra
Le femmine Norvegie! E men dolenti
Sarian, se fatte serve in cruda guerra
Fossero da nemici infesti, ed empj,
E temessero omai di morte, e d’onta:
E l’altre sconsolate, e meste donne
Consolarle non ponno, anzi piangendo
Parte pianger fariano un cor selvaggio
Del suo dolore, e lagrimar le pietre.

CORO

E noi, che parte abbiamo in tanto danno,
Non sapremo anco più distinti i modi
D’una morte, e dell’altra?

CAMERIERO

Il Re trovolla
Pallida, esangue, onde le disse: Alvida,
Alvida, anima mia, che odo? ahi lasso!
Che veggio? ahi qual pensiero, ahi qual inganno,
Qual dolor, qual furor così ti spinse
A ferir te medesma? Oimè, son queste
Piaghe della tua mano? Allor gravosa