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32 IL TORRISMONDO

È quella dismisura, e quel soverchio:
E noi pur la rechiam lassuso al Cielo.

TORRISMONDO

Or posto pur, che la ragione, e ’l tempo,
Ragion, misero me, vinta, ed inerme,
Dal dolor mi ricopra, e mi difenda;
Fia questa moglie di Germondo, e mia?
Se la fede, ch’io diedi, e potea darle,
Fu stabilita pur (come al Ciel piacque)
Coll’atto sol del matrimonio occulto,
Fatta è pur mia. S’io l’abbandono, e cedo,
La cederò, qual concubina a drudo.
A guisa dunque di lasciva amante
Si giacerà nel letto altrui la sposa
Del Re de’ Goti; ed ei soffrir potrallo?
Vergognosa union, crudel divorzio,
Se da me la disgiungo, e ’n questa guisa
La congiungo al compagno, ond’ei schernito
Non la si goda mai pura ed'intatta.
Tale aver non la può, chè ’l furor mio
Contaminolla, e ’l primo fior ne colse.
Abbia l’avanzo almen de’ miei furori;
Ma com’è legge antica: e passi almeno
Alle seconde nozze onesta sposa,
Se non vergine donna. Ah! non sia vero,
Che per mia colpi d’impudichi amori
Illegittima prole al fido amico
Nasca, e che porti la corona in fronte
Della Suezia il successor bastardo.
Questo, questo è quel nodo, oimè, dolente,
Che scioglier non si può se non sì tronca
Il nodo, ov’è la vita
A queste membra unita.