Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/55

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ATTO SECONDO 51

S’incontra in uom superbo, e crudo, e stolto?
Infelice servaggio, ed aspro giogo
Puote allor dirsi il suo: ma sian concordi
D’animi, di volere e di consiglio,
E viva l’un nell’altro, or che ne segue?
Forse questa non è penosa vita?
Allor quanto ama più, quanto conosce
D’essere amata più la nobil donna,
Tanto a mille pensieri è più soggetta;
Ed agli affetti suoi, gli affetti ascosi
Del suo fedel, come sian proprj, aggiunge.
Teme col suo timor, duolsi col duolo,
Colle lagrime sue lagrima e piange,
E col suo sospirar sospira e geme.
E benchè stia sicura in chiusa stanza,
O’n alto monte, o’n forte eccelsa torre,
È pur sovente esposta a’ casi avversi,
Ed a’ perigli di battaglia incerta.
Di ciò non cerco io già stranieri esempj,
Perchè de’ nostri oltra misura abbondo.
E da voi gli prend’io, ch’a me talvolta
Contra la ragion vostra in vece d’arme
Altre varie ragioni a me porgete.
Ma se ’l marito alla gran madre antica
Dopo l’estremo passo alfin ritorna,
Ella sente il dolor d’acerba morte;
E seco muore in un medesmo tempo
A’ piaceri, alle gioje, e vive al lutto.
Onde conchiuderei con certe prove,
Che sia nojoso il matrimonio, e grave.
Ch’in lui sterile vita, o pur feconda,
L’esser amata, od odiosa, apporta
Solleciti pensier, fastidj, e pene,