Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/57

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ATTO SECONDO 53

Viver selvaggia, e rigida, e solinga?
Chiede l’utilità del nostro regno,
E del caro fratel, che pieghi il collo
In così lieto giorno al dolce giogo.
Alla patria, al germano, a vecchia madre
Fia ’l tuo voler preposto? Ahi, non ti stringe
La materna pietà? non vedi, ch’io
Del mio corso mortal tocco la meta?
Perchè dunque s’invidia il mio diletto?
Non vuoi ch’io veggia, anzi ch’a morte aggiunga,
Rinnovellar questa mia stanca vita
Nell’immagine mia; re miei nipoti,
Nati dall’uno e l’altro amato figlio?

ROSMONDA

Già non resti per me, che bella prole
Te felice non faccia. Egli è ben dritto
Ch’obbedisca la figlia a saggia madre.

REGINA

Degna è di te la tua risposta, e cara.
Or va’, t’adorna, o figlia, e t’incorona.


SCENA QUINTA

REGINA

Infelice non è dolente donna,
Se ne’ suoi figli il suo dolor consola,
E ’n lor s’appoggia, e quasi in lor s’avanza,
E della vita allunga il dubbio corso;
E depone i fastidj, e i gravi affanni,
A guisa di soverchio inutil fascio,
Ch’impedisce il viaggio, anzi il perturba.
Non si vede per lor, nè si conosce,