Pagina:Tasso - Aminta, Manuzio, 1590.djvu/31

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22 atto primo.

     Ch’io parli, io nulla impetrerò parlando.
     Tir.210Perche disperi ſi?     Am.     Giuſta cagione
     Hò del mio disperar, che il ſaggio Mopſo
     Mi prediſſe la mia cruda ventura,
     Mopſo, ch’intende il parlar de gli augelli,
     E la virtù de l’herbe, e de le fonti.

     Tir.215Di qual Mopſo tu dici? di quel Mopſo,
     C’hà ne la lingua melate parole,
     E ne le labra un’amicheuol ghigno,
     E la fraude nel ſeno, & il raſoio
     Tien ſotto il manto? Hor sù, ſtà di bon core,
     220Che i ſciaurati pronostichi infelici,
     Ch’ei vende à mal’accorti, con quel graue
     Suo ſupercilio, non han mai effetto;
     E per proua sò io ciò che ti dico;
     Anzi da questo ſol, ch’ei t’hà predetto,
     225Mi gioua di sperar felice fine
     À l’Amor tuo.
     Am.     Se ſai coſa per proua,
     Che conforti mia speme, non tacerla.

     Tir.Dirolla volontieri. Allhor, che prima
     Mia ſorte mi conduſſe in queſte ſelue,
     230Coſtui conobbi, e lo ſtimaua io tale,
     Qual tu lo stimi: in tanto un dì mi venne
     E biſogno, e talento d’irne doue
     Siede la gran Cittade in ripa al fiume,
     Et à costui ne feci motto; & egli
     235Coſi mi diſſe: Andrai ne la gran Terra,
     Oue gli astuti, e ſcaltri Cittadini,


     Ch’io parli, io nulla impetrerò parlando.
     Tir.210Perché disperi si?     Am.     Giusta cagione
     Ho del mio disperar, che il saggio Mopso
     Mi predisse la mia cruda ventura,
     Mopso, ch’intende il parlar de gli augelli,
     E la virtù de l’erbe, e de le fonti.

     Tir.215Di qual Mopso tu dici? Di quel Mopso,
     C’ha ne la lingua melate parole,
     E ne le labra un amichevol ghigno,
     E la fraude nel seno, ed il rasoio
     Tien ſotto il manto? Or su, sta di bon core,
     220Che i sciaurati pronostichi infelici,
     Ch’ei vende a mal’accorti, con quel grave
     Suo supercilio, non han mai effetto;
     E per prova so io ciò che ti dico;
     Anzi da questo sol, ch’ei t’ha predetto,
     225Mi giova di sperar felice fine
     A l’Amor tuo.
     Am.     Se sai cosa per prova,
     Che conforti mia speme, non tacerla.

     Tir.Dirolla volontieri. Allor, che prima
     Mia sorte mi condusse in queste seve,
     230Costui conobbi, e lo stimava io tale,
     Qual tu lo stimi: in tanto un dì mi venne
     E bisogno, e talento d’irne dove
     Siede la gran Cittade in ripa al fiume,
     Et a costui ne feci motto; ed egli
     235Così mi disse: Andrai ne la gran Terra,
     Ove gli astuti, e scaltri Cittadini,

E i cor-