Pagina:Tasso - Rime d'amore.djvu/467

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422.


Nella partenza d’un gentiluomo suo amico ad istanza

d’una gentildonna amata da lui.

1.


Non fu dolor mai lagrimato o pianto
     Sí come il tuo partire,
     Quasi volessi dire —
     Io me ne vo, ma resta il core intanto. —
5Or mi dà pena inusitata e nova,
     E par che mi distempri e mi distille
     Qual bianca neve in lagrimosi fiumi.
     O lagrime, scendete a mille a mille,
     Occhi miei lassi, e voi piangete a prova,
     10Se vuole il mio signor ch’io mi consumi
     Nel ripensare a’ suoi dolci costumi.
     Oh stelle! oh ciel! s’io mi converto in fonte
     Rimiri in me la fronte,
     E dica — Ah, sorte ria!
     15Specchio m’ha fatto alfin la donna mia,
     Ma specchio, oimé, d’un angoscioso pianto. —


423.


Dimostra la qualità de l’abito del quale era vestito un gentiluomo

suo amico quando si partí da una gentildonna amata da lui.

2.


Notte, che stendi intorno
     Il fosco manto in quest’oscuro cielo
     Mentr’io di vero amore avvampo e gelo,
     Cosí quel mesto giorno
     5Vidi a bruno vestito il mio signore
     Sovra un destriero adorno:
     Ed io sí tenebroso ho dentro il core,
     E tra queste ombre e in questo negro velo
     Il figuro e vagheggio, ed ardo e ’l celo.