Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/107

Da Wikisource.

canto sesto 101


Torto il mira Roldano; e sol col guardo
gli fa tremar le fibre e le midolle:
indi spronando un corridor leardo,
che ’l pregio al vento e a la saetta tolle,
drizza la lancia al giovine Averardo
che di sangue nemico ei vede molle;
e ferito nel braccio e ne l’ascella,
il transporta sui fior giú de la sella.
16
     Ma il Dini gli sospinge incontro i sui,
e grida loro: — Ah pinchelloni, e dove
vi rinculate voi da cotestui,
che fuor de gli altri a battagliar si muove?
Spignete innanzi: a che badate vui?
Testé con alte imaginate prove
affettavate quie come un popone
il mondo: ora v’addiaccia il sollione? —
17
     Sprona, cosí dicendo, ove piú stretto
vede lo stuol che conducea Roldano.
È d’un colpo di stocco a mezzo ’l petto
tolta l’indegna vita a Barisano.
Al Teggia, che ’l feriva in su l’elmetto
con una mazzaranga ch’avea in mano,
credendolo schiacciar come un ranocchio,
d’un rovescio levò l’uno e l’altr’occhio.
18
     Cosí quivi si pugna e si contende;
ma da la parte verso ’l mezzo giorno
il re con piú fervor gli animi accende,
e spigne i suoi contra ’l sinistro corno.
Ei qual cometa minacciosa splende,
d’oro e di piume alteramente adorno:
cinto è de’ suo’ germani; e lor rivolto
parla in barbaro suon con fiero volto: