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110 la secchia rapita


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     e d’una punta ne la coscia il fiede.
Volge Perinto e ’l ferro a un tempo abbassa;
ma ei si ritira, e de l’antico piede
d’un olmo si fa scudo, e ’l campo lassa:
quei l’incalza fremendo, ed egli cede,
e va girando e fugge e torna e passa.
Cosí corre a la pianta e si difende
il ramarro, che ’l bracco a seguir prende.
52
     Jaconia capitan de’ Soraggini,
ch’amava Ernesto piú de la sua vita,
poi che gli occhi rivolse ai rai divini
onde l’anima accesa era invaghita,
e ’l vide star su gli ultimi confini,
corse precipitoso a dargli aita,
abbandonando i suoi che mal condotti
in fuga se ne gian sbandati e rotti.
53
     In arrivando il ritrovò piagato
nel destro fianco e da la doglia vinto;
spinse il destrier d’un salto, e ’l brando alzato
su la fronte a due man ferí Perinto:
e se non che quell’elmo era temprato
per man del saggio Argon, l’avrebbe estinto;
ma di sé tolto e di cader in forse,
portato dal destrier qua e lá trascorse.
54
     Al garzon, Jaconia rivolto allora:
— Ernesto, gli dicea, la nostra gente
rotta si fugge, e noi facciam dimora,
e perdiamo la vita inutilmente.
Deh non voler che cada insieme a un’ora
mia viva speme e tua beltá innocente. —
— Vattene, rispond’ei, ché ’l destrier mio
vendicar voglio o qui morire anch’io. —