Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
canto settimo | 133 |
67
Avventâr le compagne a l’improviso
cento strali in un punto al cavaliero.
L’armi difeser lui; ma cadde ucciso
ai colpi di tant’archi il buon destriero.
La sembianza real, l’altero viso,
la ricca sopravesta, e ’l gran cimiero
trasse gli occhi cosí tutti in lui solo,
che meglio era vestir di romagnolo.
68
Qual Telessilla giá dal muro d’Argo
cacciò il campo spartan vittorioso;
tal fe’ Renoppia dal sanguigno margo
ritrarre il piede al vincitor fastoso.
Come uscito di sonno o di letargo,
da quell’atto confuso e vergognoso,
il campo che fuggía voltò la fronte,
e fermò le bandiere a piè del ponte.
69
Indi allargati in su la destra mano
correano a gara a custodir la riva;
quando s’udí un rumor poco lontano,
che ’l ciel di gridi e di spavento empiva.
Era questi Gherardo il capitano,
ch’in soccorso de’ suoi ratto veniva.
Al giugner suo mutâr faccia le carte,
e ripresero cor Dionisio e Marte.
70
Gherardo in arrivando a destra invia
Bertoldo con due schiere; ed egli, dove
vede il Potta pugnar, prende la via:
passa su ’l ponte e fa l’usate prove.
Perinto a piedi e sol gli s’opponía:
ma come vide tante genti nuove
che correano del ponte a la difesa,
ritrasse il piede e abbandonò l’impresa.