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146 la secchia rapita


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     Il Potta, che ’l disegno a’ cenni intese,
rispose lor ch’era miglior riguardo
finir tutte le liti e le contese,
e barattar la secchia col re sardo,
e ’l duca di Cremona e ’l gorzanese
col signor di Faenza e con Ricciardo:
e in questo si mostrò sí risoluto,
che d’ogni altro parlar fece rifiuto.
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     Gli ambasciatori, a’ quali era prescritto
quanto dovean trattar, spediro un messo,
ch’andò dal campo a la cittá diritto
a ragguagliarne il Reggimento stesso:
e in tanto il figlio di Rangone invitto
e ’l buon Manfredi, a cui fu ciò commesso,
condussero a veder le lor trinciere
gli ambasciatori, e l’ordinate schiere,
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     Menârgli a spasso poi, dove alloggiate
Renoppia le sue donne avea in disparte,
non quelle tutte, che con lei passate
erano pria, ma la piú nobil parte.
Stavano a’ lor ricami intente armate,
imitando Minerva in ogni parte:
ma lasciar gli aghi e fêr venire in tanto
il cieco Scarpinel con l’arpa e ’l canto.
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     Questi in diverse lingue era eloquente,
e sapeva in ciascuna a l’improviso
compor versi e cantar sí dolcemente,
ch’avrebbe un cor di Faraon conquiso.
L’arpa al canto accordò subitamente;
e poi che fu d’intorno ognuno assiso,
col moto della man ceffi alternando,
incominciò così tenoreggiando.