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164 la secchia rapita


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     Tornano i tori; e i cavalier rivolti
son loro incontro, e menano a la testa.
Lampeggiaron le fronti ove fûr colti:
ma l’impeto e ’l furor per ciò non resta.
I cavalier su ’l corno a forza tolti
fûr portati nel fiume a gran tempesta:
restar gli scudi, e scritti i nomi loro,
«Perinto» e «Periteo», negli orli d’oro.
36
     Balzâr ne l’onda a precipizio i tori
coi cavalieri; e quivi uscîr di vista.
Si ravvivaro i soliti splendori,
depose il ciel quella sembianza trista:
l’isoletta cessò da’ suoi tremori,
lieta tornando come prima in vista:
e ’l cavalier, che ritirato s’era,
tornò a mettersi in capo a la carriera.
37
     E nuova giostra in vano un pezzo attese,
ch’ognuno era confuso e spaventato;
fin che dal ponte un cavalier discese
maneggiando un corsier falbo dorato,
che la briglia d’argento e ’l ricco arnese
avea d’oro trapunto e ricamato.
Questi in pensier di cambiar lancia venne,
e ne fe’ inchiesta, e la richiesta ottenne.
38
     Diede il segno la tromba: e come vanno
per li campi de l’aria i lampi ardenti,
ch’a terra e cielo e mar dar luogo fanno,
e portano con lor grandine e venti;
tal vannosi i guerrier, con l’aste c’hanno
abbassate, a ferir gli elmi lucenti.
Volâr le scheggie e le faville al cielo,
né vi fu cor che non sentisse gielo.