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canto decimo | 185 |
35
Ah Dio! perché fui donna, o non usai
a l’armi, al sangue anch’io la destra molle? —
Qui sfavillò di sí cocenti rai,
che trafisse il meschin ne le midolle.
Trema il cor come fronda; e tutto omai
fuor di ghiaccio rassembra e dentro bolle:
vorria stender la man, vorria rapire;
ma un segreto terror smorza l’ardire.
36
Al fin con voce tremula risponde:
— Sorella mia, reina mia, dea mia,
andrò nel foco, andrò per mezzo a l’onde,
e nel centro per voi, s’al centro è via.
Lo scettro di mio padre in queste sponde,
con libero voler, tutto ho in balia:
disponetene voi come v’aggrada,
ché vostro è questo core e questa spada. —
37
Cosi dicendo apre le braccia e crede
strigner de la sorella il vago petto:
ma l’amorosa dea che ’l rischio vede,
subito si ritira e cangia aspetto.
Ne la forma immortal sua prima riede;
e alzandosi ne l’aria, al giovinetto
versa, al partir, dal bel purpureo grembo
sopra di rose e d’altri fiori un nembo.
38
— O bellezza del ciel viva immortale,
dove fuggi da me? perché mi lassi?
Né mi concedi almen, che in tanto male
io possa in te sbramar quest’occhi lassi? —
Cosí parlava il giovane reale;
e in tanto rivolgea gli afflitti passi
a l’onda giú dove l’attende il legno,
disegnando d’armar tutto quel regno.