Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/28

Da Wikisource.
22 la secchia rapita


59
     Manfredi in tanto apparve, e conducea
distinta a coppia a coppia la sua schiera.
Portar la secchia in alto egli facea
da Spinamonte innanzi a la bandiera;
e di mirto e di fior cinta l’avea,
sí che spoglia parea pomposa e altera.
Subito il Potta il corse ad abbracciare
dicendogli: — Ben venga mio compare. —
60
     Indi gli chiese come avea potuto
con quella secchia uscir fuor di Bologna,
che non l’avesse ucciso o ritenuto
quel popolo per ira o per vergogna.
Disse Manfredi: — Iddio sa dare aiuto
a chi si fida in lui, quando bisogna:
il nemico a seguirci ebbe due piedi,
e noi quattro a fuggir, come tu vedi. —
61
     Fêr poi le Cataline il lor invito
su l’erba fresca d’un fiorito prato,
e perché ognun moriva d’appetito,
in un’avemaria fu sparecchiato.
Finita la merenda, e risalito
a cavallo ciascuno al loco usato,
ripresero il cammino in vêr la porta,
raccontando fra lor la gente morta.
62
     Sotto la porta stava Monsignore
con lo spruzzetto in man da l’acqua santa,
e intonando la laude in quel tenore,
che fa il cappon quando talvolta canta.
Quivi smontaro tutti a farli onore,
e l’inchinâr con l’una e l’altra pianta,
e a suon di trombe se n’andâr con esso
a render grazie a Dio del gran successo.