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276 l'oceano



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     Cosi cantò la ninfa; e ’n tal maniera
mosse la gioventú cupida e sciolta,
che per le selve andar mattina e sera
si vedea folleggiando e di sé tolta:
vincere a lungo andar la prova spera,
se ben non succedea la prima volta;
però che suole ogni principio sempre
ritrovar in amor contrarie tempre.

45
     Ma il capitan, che ’l suo periglio intese
e vide ciò che ne potea seguire,
di tosto provveder consiglio prese,
e fe’ intimar che si volea partire:
ma gli ordini e i comandi indarno spese,
e i preghi indarno e le minacce e l’ire:
ché non credeva alcun né gli era aviso
che fosse in altra parte il paradiso.

46
     Blasco d’Arranda, uom giá d’etá matura,
ma saettato di saetta d’oro,
físso di rimaner, per la paura
che non partisser gli altri, ei dicea loro:
— E qual nuova cercar miglior ventura
vogliam noi, sciocchi, o in mar vano tesoro,
se la stanza e ’l possesso ora lasciamo,
de l’isola beata ove noi siamo?

47
     Noi non sogniam questa felice vita,
né son dipinti questi frutti e fiori:
ma il capitan ch’a dipartir n’invita
sa c’hanno come gli altri e sugo e odori.
Quest’isola sì bella e sì gradita,
albergo delle grazie e degli amori,
mostra che qui non giunga mai la morte
o che si viva al men con miglior sorte.