Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/36

Da Wikisource.
30 la secchia rapita


23
     Il terzo dí, ch’ognun stava aspettando
che non avesse piú la pace intoppo,
eccoti un messaggier venir trottando
sopra d’un vetturin spallato e zoppo:
e tratta fuori una protesta o un bando,
l’affisse al tronco d’un antico pioppo,
che dinanzi a la porta di sua mano
avea piantato giá san Gemignano.
24
     Dicea la carta: — Il popol bolognese
quel di Modana sfida a guerra e morte,
se non gli torna in termine d’un mese
la secchia che rubò su le sue porte. —
Affisso il foglio subito riprese
il suo cammin colui, spronando forte
quel tripode animale; e in un momento
parve che via lo si portasse il vento.
25
     Qual resta il pescator che ne la tana
mette la man per trarne il granchio vivo,
e trova serpe o velenosa rana
o qual si voglia altro animal nocivo;
tal la gente del Potta altera e vana,
trovar credendo un popolo corrivo,
quando sentí quella protesta, tutta
raggrinzò le mascelle e si fe’ brutta.
26
     Ma come ambiziosa per natura,
dissimulando il naturale affetto,
mostrò di non curar quella scrittura,
e le minacce altrui volse in diletto:
non ristorò le ruinate mura,
non cavò de le fosse il morto letto,
né di ceder mostrò sembianza alcuna
a la forza nemica o a la fortuna.