Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/51

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canto terzo 45


15
     Settecento soldati ei conducea
da le terre del padre e de’ parenti;
ne lo stendardo un Mongibello avea,
che vomitava al ciel faville ardenti.
L’onor de la famiglia di Rodea,
Attolino il seguia con le sue genti,
a cui l’imperator de’ regni greci
cinta la spada avea con altri dieci.
16
     Da Rodea, da Magreda e Castel vecchio
conduceva costui trecento fanti
con sií leggiadro e nobile apparecchio,
che parean tutti cavalieri erranti:
su ’l cimier per impresa avea uno specchio
cinto di piume ignote e stravaganti.
E dopo lui, fu vista una bandiera
su gli argini venir de la riviera.
17
     Le ville de la Motta e del Cavezzo,
Camposanto, Solara e Malcantone
quivi raccolto avean la feccia e ’l lezzo
d’ogni omicida rio, d’ogni ladrone;
quel clima par da fiera stella avezzo
a morire o di forca o di prigione:
fûr cinquecento, usati al caldo, al gielo,
a l’incuba foresta, al nudo cielo.
18
     Da Camillo del Forno eran guidati,
uom temerario e sprezzator di morte;
di semplice vermiglio avea segnati
il suo stendardo e l’armatura forte:
non portava cimier né fregi aurati,
né divisa o color d’alcuna sorte,
fuor che vermiglio; e sovra la sua gente
con nera e folta barba era eminente.