Pagina:Tempesta.djvu/33

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Atto primo, Scena seconda 17

                             Prospero.
           Per divina provvidenza
un po’ di cibo e un poco d’acqua che
un nobil uom di Napoli - Gonzalo,
addentro nel disegno - tutto preso
dalla sua carità volle lasciarci.
E insiem coi cibi i bei vestiarii, i ricchi
tessuti, i lini e tutto il necessario
che tanto ci ha giovato. Per sua grande
gentilezza, sapendo il molto amore
che per i libri avea, dalla mia stessa
libreria seppe sceglier quei volumi
che amavo più del mio ducato.

                             Miranda.
                                                               O possa
veder quest’uomo un giorno! Ora mi levo.

                             Prospero.
Sta’ ferma: e dell’errar nostro marino
l’ultima parte ascolta. Quivi, in questa
isola siamo giunti, e quivi io stesso
fui tuo maestro e ti giovai pur tanto
quanto nessuna principessa che abbia
maggior tempo e più libero, ma certo
non sì divoto precettore.