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CAPO SECONDO


LA COMPOSIZIONE DEI «CARATTERI»

L’antologista Ateneo avverte che nell’opera sulle passioni d’amore intitolata per appunto L’erotico Teofrasto adduceva un frammento del poeta tragico Cherémone a dimostrar che l’amore è come il vino, e ci rivela anch’esso il carattere degli uomini. Ne argomentiamo perciò che Teofrasto non trascurò di studiare ogni sentimento che fosse appropriato a stimolare e scuotere gli animi e a rivelarne la natura e le facoltà e gli errori più o meno generosi, egli stesso forse essendo capace d’affezioni molte e varie e potenti, se è vero che «le qualità morali come anche gli affetti degli uomini, velendoli rappresentare al vivo, non tanto si possono ricavare dall’osservazione materiale dei fatti e delle maniere altrui, quanto dall’animo proprio, eziandio quando sono disparatissimi dagli abiti dello scrittore». Giacomo Leopardi, dal quale ripeto le parole quassù virgolate, aggiunge che così fanno i drammatici e gli altri poeti, e vorrei pertanto soggiungere anch’io che scolaro e amico di Teofrasto fu quel Menandro poeta comico che reputò l’uomo essere animale graziosissimo, e rappresentò sulle scene del teatro ateniese la nudità e felicità e infelicità della nostra natura.

Scolaro di Aristotele, il nostro Teofrasto si è interessato, a lezione e negli scritti, di problemi etici, e, come il maestro, ha composto anche lui un’opera sul piacere, la cui autenticità par che fosse revocata in dubbio da chi forse la giudicava compilata


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